E’ stato presentato Sabato 24 Giugno, nella cornice prestigiosa del Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto, all’interno dell’incantevole Sala XVII Settembre il progetto “Il Laboratorio del sogno, Simbologia e arte del costume teatrale”.
Il benvenuto ci viene dato dalla storica del costume e curatrice del Foglio della moda Fabiana Giacomotti, mentre nel foyer del Teatro Nuovo fanno bella mostra di sé abiti di scena provenienti dal Teatro Regio di Parma e dal Maggio musicale fiorentino. La moderatrice ci illustra il mondo del costume dando voce all’abito, promuovendo l’iniziativa che nasce in conseguenza al nuovo allestimento dell’opera “Pélleas et Mélisande” di Claude Debussy, andata in scena nella sera di sabato 24 Giugno proprio al Teatro Nuovo Gian carlo Menotti, con la Budapest Festival Orchestra.
“Negli anni si è dato molto valore al marchio e si è perso il valore della conoscenza e manifattura e della narrativa del costume” Con queste parole Fabiana Giacomotti introduce il progetto sperimentale “Il Laboratorio del sogno” che punta a creare consapevolezza del valore narrativo degli abiti. Invitati alla conferenza stilisti come Raffaella Curiel, Arthur Arbesser ed il pluripremiato Massimo Cantini Parrini.
Il costumista e designer Arthur Arbesser, dotato di grande passione e vivacità, è colui che ha guidato l’apertura dei laboratori aperti al pubblico nella mattina di domenica 25: i partecipanti saranno chiamati a realizzare una scarsella da personalizzare a piacimento con materiali di ottima qualità. Arbesser è uno dei pochi stilisti che ha anche parte viva come costumista Teatrale, tra l’Austria, sua terra d’origine, e Milano dove attualmente risiede; nell’attività di costumista, racconta, si muove partendo dal racconto legato alla trama per poi trasferire la narrazione all’abito riuscendo a dare sfogo a tutta la sua creatività.
La parola passa a Massimo Cantini Parrini, costumista afferatissimo che vanta ben due candidature all’Oscar: nel 2021 per “Pinocchio” e nel 2022 per “Cyrano”. Partendo dalla sua passione, racconta Cantini Parrini, che nasce fin da giovane osservando e collezionando abiti d’epoca, gli abiti sono diventati poi la sua professione. Attualmente la sua collezione di abiti vanta ben 4600 pezzi, i più antichi dei quali risalenti al 1600, abiti di cui ama sentirsi narrare le storie, e dai quali prende ispirazione per le sue creazioni, creazioni che diventano forma d’arte in tutte le sue forme e declinazioni partendo da ciò “che è stato”; il suo processo quindi non è quello di creare quindi, ma di ri-creare, guardando il passato e facendolo proprio, coniugando il linguaggio antico con il moderno.
Sonia Lustrino